A Milano il primo centro di ricerca europeo su clima, economia e ambiente

Pubblicata il 28 ago 2019

Inaugurato a Milano il primo Centro europeo sull’economia e l’ambiente (European Institute on Economics and the Environment, EIEE), nato dalla collaborazione tra il think tank statunitense Resources for the Future e il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. A tagliare il nastro il Premio Nobel William Nordhaus, primo economista al mondo a definire le relazioni tra cambiamento climatico, crescita economica e sviluppo sostenibile.

Da Milano parte la sfida al Climate Change

Con il nuovo centro Milano e l’Europa diventano il fulcro della ricerca mondiale sui temi che molti considerano come le sfide più rilevanti dei prossimi decenni, in primis come affrontare i cambiamenti climatici garantendo benessere e sviluppo sostenibile per le generazioni attuali e future. Concetto che l’economista Nordhaus ha ribadito focalizzando il suo intervento sulla necessità di studiare “meccanismi a incentivo, che premino quindi chi partecipa attivamente agli accordi internazionali sul clima e sanzionino, invece, chi ne rimane fuori”. Solo così,ha poi aggiunto il Nobel, “l’abbattimento delle emissioni rappresenterà un beneficio per tutti i cittadini, di tutte le fasce di reddito”.

Accanto al professor Nordhaus hanno partecipato all’inaugurazione Richard Newell (Presidente RFF), Antonio Navarra (Presidente CMCC), Massimo Tavoni (Direttore RFF-CMCC European Institute on Economics e docente di Ingegneria gestionale ed economica ambientale al Politecnico di Milano), oltre a Valentina Bosetti (Professoressa di Economia Ambientale all’Università Bocconi). L’iniziativa, concretizzatasi grazie allo sforzo dei ricercatori USA e di quelli europei, fa di Milano uno dei poli all’avanguardia nello studio dei cambiamenti climatici, creando di fatto opportunità per rafforzare collaborazioni con le principali università cittadine, dal Politecnico alla Bocconi.

Oltre 50 ricercatori da più di 13 Paesi

La riduzione delle emissioni di gas serra, le tecnologie che facilitano la transizione verso un mondo senza emissioni di carbonio, il nesso tra cambiamenti climatici e migrazioni, le implicazioni nella distribuzione delle ineguaglianze e le tecniche per incentivare e premiare comportamenti virtuosi nei cittadini: queste sono alcune delle linee di ricerca sviluppate all’RFF-CMCC - European Institute on Economics and the Environment attraverso collaborazioni con le più importanti realtà a livello internazionale.

Il nuovo centro europeo è formato da una cinquantina di ricercatori provenienti da 13 nazionalità (Italia, Germania, Francia, Olanda, Portogallo, USA, Bolivia, Bangladesh, India, Iran, Corea del Sud, Cina, Belgio), tutti con specializzazioni diverse ma attinenti: troviamo infatti economisti, climatologi, Data e Computer Scientists, matematici, ingegneri.

“Abbiamo a disposizione un team multidisciplinare di grande livello che ora può lavorare 24 ore su 24 per risolvere quelle domande che sono di importanza fondamentale e che finora non hanno avuto risposte chiare – spiega Massimo Tavoni, Direttore dell’European Institute on Economics and the Environment - sia che noi vogliamo conoscere l’impatto dei cambiamenti climatici sulla crescita delle economie globali e sulle ineguaglianze, sia che vogliamo approfondire i temi riguardanti le strategie di investimenti utili a raggiungere sviluppo sostenibile, sia che vogliamo conoscere i modi con cui coinvolgere cittadini e consumatori in comportamenti virtuosi dal punto di vista della crescita economica e dell'ambiente, il nostro Centro può fornire soluzioni basate su prove scientifiche e metodi di ricerca rigorosi”.

Cosa fa il nuovo Istituto Europeo

Il neonato Centro con base milanese e orizzonte internazionale è già operativo. Uno dei primi studi portati a termine, relativo alle best practices per tagliare CO2 senza incidere negativamente sull’economia e sulle tasse, è stato appena pubblicato sull’autorevole Nature Climate Change con l’obiettivo di tracciare la rotta che i diversi governi devono seguire se vogliono realmente rispettare l’Accordo di Parigi e quindi affrontare con efficacia i cambiamenti climatici e garantire misure in linea con le priorità socio-economiche di ciascuna realtà nazionale. Interessante anche un secondo studio che analizzando le quantità di CO2 emessi dai singoli Paesi, calcola poi i costi sociali ed economici futuri che i governi di questi Stati si troveranno ad affrontare per far fronte ai danni derivanti dai cambiamenti climatici imputabili proprio a quelle emissioni.

Come cambierà il clima, come cambierà il mondo

Questi risultati sono il frutto dell’utilizzo avanzato dei più recenti modelli di proiezioni climatiche che incrociate con le stime empiriche di danni economici legati al clima e previsioni socio-economiche consentono di prevedere come varierà il clima e con esso il mondo intero. Illuminante, al riguardo, il rapporto pubblicato da Crowther Lab, un centro di ricerca che si occupa di cambiamento climatico e che ha studiato la variazione delle temperature da oggi al 2050 e le conseguenze sul clima delle varie città.

In base allo studio, ad esempio, Londra potrebbe avere un clima molto simile a quello di Barcellona, Madrid, invece, già molto calda durante l’estate, potrebbe diventare come Marrakech mentre Stoccolma avrebbe un clima simile a quello di Milano. E in Italia il paragone viene fatto proprio con Milano che potrebbe diventare bollente come Dallas, in Texas. A questo link è visionabile l’interessante mappa interattiva che mostra come cambierà il clima nel corso degli anni città per città. Quello che fa il nuovo centro di ricerca euro-milanese è proprio analizzare quali ripercussioni tali mutamenti avranno su società, ambiente, economia.